Sono mare e sono roccia

DI FRANCESCA FAVOTTO

Sono mare e sono roccia. E non solo per quella storia che ci vuole fatti per il 70% d’acqua e per la restante parte di materia.

Sono mare per quel richiamo che sento ogni volta che mi ci avvicino e quella nostalgia che mi prende quando me ne allontano; per quella capacità di adattarmi alle situazioni e agli eventi; per l’aver imparato a farmi scivolare tutto addosso; per quel senso di libertà estrema che provo solo nel momento che mi separa dallo scoglio all’acqua; per quella pace che trovo solo quando sono circondata dal blu, lì dove nessuno ti vede e nessuno ti può trovare.

Sono roccia per quella capacità che ho di arginare i miei impeti, di contenere la rabbia; per come so essere appiglio e riparo per chi cerca un rifugio; per come so sorreggere senza crollare; per come so essere presenza senza incombere; per come so essere materica, ma al contempo con la testa fra i sogni.

Sento però dissolvermi pian piano, così come il mare erode lo scoglio, allo stesso modo la fatica, la sofferenza, tutto ciò che mi scivola addosso, erode l’anima mia.

Sono roccia, ma non durerò millenni. Così so che quando sarà l’epilogo, mi piacerebbe diventar polvere. Per ridonar al mare quel poco che resta di me. E ritrovar la pace in quel blu che ho cercato per tutta la vita.